Inizia oggi il nuovo anno scolastico 2020/2021: gli insegnanti tornano a scuola per le prime riunioni e la pianificazione delle attività didattiche, in attesa del ritorno a scuola degli studenti. E riaprono oggi le scuole anche per il recupero degli apprendimenti. In alcuni casi questo verrà fatto in presenza, in altri, per il secondo grado, a distanza, a seconda dell’autonoma scelta delle singole scuole.
“Quello che stiamo per vivere è un inizio davvero particolare: tutti voi, docenti, dirigenti, personale Ata, siete ben consapevoli del fatto che stiamo per scrivere, insieme, un capitolo nuovo e determinante nella storia della nostra scuola”, ha scritto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in una lettera aperta al personale scolastico. “Siate innanzitutto fieri del lavoro fin qui svolto. Veniamo da mesi difficili in cui, come comunità scolastica, abbiamo dovuto reagire ad una pandemia che ha colto il mondo di sorpresa, travolgendolo. Abbiamo affrontato un evento inatteso e davvero doloroso per noi che viviamo del contatto con gli studenti: la sospensione delle attività didattiche in presenza. La didattica a distanza, nonostante le difficoltà, ha tenuto vivo il legame con le nostre ragazze e con i nostri ragazzi”.
“E’ una montatura” dire che i docenti non vogliono rientrare a scuola. “Certo, qualche preoccupazione c’è ma non c’è il panico e non ho il sentore di una presentazione in massa di certificati medici”. A dirlo all’ANSA è il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli il quale esprime anche apprezzamento per le nuove raccomandazioni diffuse dal Comitato tecnico scientifico, “si adattano meglio alle età dei ragazzi e dei bambini, hanno chiarito che l’utilizzo delle mascherine può essere adattato ad alcune circostanze come l’indice di contagio, che si potranno riscontrare in varie zone. Gli alunni della primaria, fino agli 11 anni, potranno rimuovere la mascherina in condizioni di distanziamento statico e questo favorisce la loro serenità e l’apprendimento”. Insomma, per l’Associazione presidi la scuola può riaprire con una certa serenità “anche se rimangono alcune criticità”.
LA REAZIONE DEGLI STUDENTI – Oltre ai debiti e alle insufficienze, per gli studenti del liceo Leonardo di Milano, in pieno centro città a due passi dal Palazzo di Giustizia, il nemico del prossimo anno scolastico sono le mascherine. Obbligo di indossarle per tutta la durata della lezione: “è già fastidioso ora che facciamo poche ore di recupero – spiega Benedetta -, quando avremo l’orario normale sarà un incubo”. Gli studenti di via Corridoni entrano ed escono ad orari scaglionati, da ingressi e uscite separate, il personale scolastico misura la temperatura ad ogni ragazzo e richiama piccoli gruppetti che si formano all’esterno o nei corridoi chiedendo di “stare distanti”. In aula le classi sono dimezzate: ad un banco ci si siede, quello affianco è coperto di nastro rosso e bianco. “Sono contenta di tornare in classe, ma ho paura che presto si richiuda tutto, non credo che questa situazione durerà molto” e “con la didattica a distanza non mi sono trovata poi così male, era più sicura”, spiega Carlotta, che deve recuperare Matematica e Tedesco. La mascherina? “Nessun fastidio per ora non ho difficoltà, ma portarla un anno intero chissà…”, mentre il suo compagno si dice ormai “abituato, non la sento neanche addosso e in classe mi sento sicuro, siamo tutti distanti. Non ho paura, sono contento di tornare dopo mesi”. Qualcuno si è anche risentito delle polemiche rivolte negli ultime settimane proprio verso i giovani, visti spesso come diffusori di Covid per le serate in discoteca: “ci hanno detto che siamo i nuovi untori, ma non si può generalizzare così: abbiamo tutti sofferto la lontananza dai compagni e dalla scuola e siamo responsabili. La mascherina è un fastidio, certo, ma è uno sforzo che facciamo tutti”.
IL PARERE DEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO – Niente mascherina a scuola se viene rispettata la distanza di un metro. Nella scuola primaria, “per favorire l’apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro e l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (ad esempio il canto). Lo indica il Comitato tecnico scientifico, in una nota. “Nella scuola secondaria, anche considerando una trasmissibilità analoga a quella degli adulti, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro, l’assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto) e in situazione epidemiologica di bassa circolazione virale come definita dalla autorità sanitaria”.
Il Comitato tecnico scientifico spiega che l’uso delle mascherine “è solo una delle misure di prevenzione che devono essere implementate in ambito scolastico in una corretta associazione con tutte le altre misure già raccomandate. L’apertura delle scuole è una esigenza primaria del Paese, ma lo è altrettanto la sicurezza e la continuità delle attività. Pertanto, accanto alle esigenze didattiche e formative, è necessario prendere in considerazione il principio di precauzione, la protezione dei lavoratori, la efficacia, la sostenibilità e la accettabilità delle misure proposte”.
Il dato epidemiologico, spiegano anche gli esperti del comitato, le conoscenze scientifiche e le implicazioni organizzative riscontrate, potranno determinare una modifica di queste raccomandazioni, anche in relazione ai differenti trend epidemiologici locali, dall’autorità sanitaria che potrà prevedere l’obbligo della mascherina “anche in situazioni statiche con il rispetto del distanziamento per un determinato periodo, all’interno di una strategia di scalabilità delle misure di prevenzione e controllo bilanciate con le esigenze della continuità ed efficacia dei percorsi formativi”.
E il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, durante un’intervista ad Agorà Estate, su Rai3, ha sottolineato che “non c’è alcuno slittamento. Se ci sono regioni che ritengono di dover ripartire dopo le elezioni, perché ritengono utile fare un’unica sanificazione, possono farlo come meglio ritengono come hanno fatto sempre nella loro storia”. “Come ogni anno, il governo ha indicato la data del 14 settembre come quella per il via delle lezioni – ribadisce -, poi ogni Regione decide autonomamente quando ripartire, così come è sempre avvenuto”.