Vigasio (Verona) – Difficile non far caso all’agglomerato di ruderi accostato ad una chiesetta (l’oratorio di Sant’Eurosia) nell’abbandono, posto ad un lato di via Verona, sulla strada provinciale 25, tra Castel d’Azzano e Vigasio. Appartenente a quest’ultimo comune, il nucleo in rovina fa parte di Corte Vaccaldo (risalente al XIII secolo) che s’estende di fronte, di proprietà delle famiglie Kessler e Libera (che, comunque, non vi abitano da tempo).
Il degrado generale non va d’accordo con l’interesse storico-naturalistico dell’area, già oggetto, anni addietro, di un’incisiva operazione di bonifica, taglio e ripulitura da parte dei volontari del Circolo “Il Tiglio” di Legambiente (https://iltigliolegambiente.wordpress.com/), con sede a Vigasio, a cui è stata affidata la cura del luogo.
Con l’obiettivo di risanare e valorizzare quel particolare spicchio di territorio secondo canoni culturali, educativi, sociali e d’integrazione (scopi comunque non religiosi), allora era stata rimossa molta vegetazione intrusiva ai lati dell’oratorio, ai pianoterra degli insicuri resti ed all’intera superficie attorno.
L’interno della cappella di Sant’Eurosia aveva avuto una ripulitura globale (pavimento, pareti e soffitto, finestre comprese), fattore d’uno specifico piano: eliminazione di piante spontanee da fianchi e tetto; accorgimenti per ovviare alle infiltrazioni d’acqua; pulizia delle grondaie con verifica delle condizioni della copertura; scavo d’una canalina, con relativa griglia, davanti alla chiesetta per scongiurare allagamenti del pavimento interno; utilizzo d’un mini escavatore per togliere radici di alberi tagliati nei pressi degli edifici sopravvissuti.
Constatato il nuovo inselvatichirsi del posto saranno necessari quanto prima ulteriori interventi di massiccia potatura per ridare, se non decoro, almeno visibilità alle due datate vestigia che sembrano affidarsi, per l’agonia, alla benevolenza del preesistente oratorio di Sant’Eurosia, in stile barocco veronese, sorto tra il XVII ed il XVIII secolo, con un’abside meritevole di vista pubblica, anche solo periodica/occasionale.
Sotto tutela ministeriale dal 1985, corte e chiesuola sono ubicate in circa due ettari di prato incolto dotato di risorgive. Una suggestiva oasi palustre, quella di Vaccaldo, censita da ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) in collaborazione col WWF (World Wide Fund for Nature, Fondo Mondiale per la Natura) e che, cent’anni fa circa, ospitava anche un laghetto di 14 ettari provvidenziale per l’irrigazione e per la pesca locali. Celebrato per la limpidezza del fondale e per le specie vegetali attorno, venne tuttavia bonificato all’inizio del 1900 e le sue acque confluite.
La zona umida di Vaccaldo vide accamparsi in varie occasioni le milizie dell’imperatore Federico Barbarossa (Federico I Hohenstaufen, Waiblingen, 1122/1125 circa – fiume Göksu, poi Saleph, 10 giugno 1190, imperatore e re dei Romani e re d’Italia). Riguardo all’illustre presenza in quegli spazi, nel 1598 il pittore Paolo Farinati realizzò un’opera sulla cosiddetta “Battaglia di Vaccaldo” del 1164 tra Barbarossa e la Veronensis societas (detta pure Lega della Marca Veronese).
Il lavoro (“Vittoria dei veronesi sulle truppe di Federico Barbarossa”) è oggi conservato nella Sala degli Arazzi di Palazzo Barbieri, sede del Comune di Verona. Certi storici (Carlo Cipolla, Gian Maria Varanini ecc.) hanno teso a smentire che nel comprensorio di Vaccaldo si fosse combattuto un vero e proprio scontro armato tra le forze dell’imperatore e della Lega, dando come più certe scaramucce marginali.
Va girato a chi di dovere, in ogni caso, il precario stato delle infrastrutture superstiti affacciate su via Verona. Si tratta soprattutto di proteggere eventuali incauti curiosi che s’arrischino ad aggirarsi tra mura e tetti pericolanti. Dovrebbero essere piazzati dei cartelli ammonitori del rischio di crolli se non decretata la proibizione a bazzicarvi. In questi giorni, infatti, le odorose piante di fico attirano in quanto ben cariche di frutta matura.
Non sia mai che qualche calcinaccio o delle tegole colpiscano lo sprovveduto raccoglitore di fichi di turno. E che non incorra nel malaugurato rimanerci secco, come in una diversa ma tragica occasione di più di cinque anni fa. Infatti, una foto collocata alla base della parete laterale sinistra della chiesetta ricorda la drammatica fine del diciannovenne Marco Agnello di Vigasio, originario di Palermo. Nella notte tra il 27 ed il 28 marzo 2018, probabilmente per la velocità eccessiva, è uscito di strada con la sua Fiat Punto andando a schiantarsi a ridosso delle mura decrepite di Corte Vaccaldo, morendo sul colpo.
Servizio, foto e video di
Claudio Beccalossi