La memoria di Gianfranco Sforni, adolescente ebreo assassinato o deceduto con suoi familiari nel campo di sterminio (Vernichtungslager) di Birkenau (KL Auschwitz II) ed a cui è stata dedicata la piazza antistante alla chiesa, costituiva quasi un pallino fisso di don Bruno Bonizzato, ex parroco di Sacra Famiglia (estrema propaggine di Verona prima del comune di Castel d’Azzano).
Don Bruno aveva celebrato la malinconica messa d’addio alla sua comunità l’8 ottobre 2017, in coincidenza con i 50 anni di sacerdozio, 25 dei quali in quella parrocchia dove era entrato il 4 ottobre 1992 come coparroco ed insegnante di religione nella scuola media inferiore di Raldon. Dopo che la Cancelleria vescovile della Diocesi scaligera, il 23 luglio precedente, aveva accolto la sua rinuncia all’ufficio, don Bruno era riuscito a riunire in chiesa (e nei locali sotto, per l’immancabile momento conviviale) parrocchiani di ieri e d’oggi, attirando anche “rappresentative” di San Tomaso Cantuariense (lì officiante dal 1967 al 1970), di San Luca Evangelista (1970 – 1979) e dei SS. Filippo e Giacomo Apostoli di Roncanova di Gazzo Veronese (1979 – 1992).
La parrocchia, retta per un quarto di secolo da don Bonizzato, era stata costituita nel 1963 staccandosi dalle competenze di Ca’ di David e di Tomba Extra. La chiesa, progettata dall’architetto Gelindo Giacomello, veniva edificata tra il 1964 ed il 1972 ed inaugurata il 27 marzo 1977 dal vescovo mons. Giuseppe Carraro.
Il terreno necessario all’edificazione costituiva un lascito del 1963 di Corrado Sforni, fratello di Gianfranco, unico superstite della famiglia di religione ebraica deportata ed eliminata a Birkenau molto probabilmente già all’arrivo, nelle camere a gas.
Guido Sforni (Verona, 17 aprile 1900), la moglie Laura Tedesco (Verona, 31 gennaio 1905), Elda Sforni, vedova di Giorgio Levi (Mantova, 19 novembre 1893) e Gianfranco Sforni (Verona, 13 giugno 1929) erano caduti nelle grinfie dei nazifascisti a Cremenaga (Varese) e rinchiusi nel campo di concentramento di Fossoli (nel comune di Carpi, in provincia di Modena). Campo dapprima per prigionieri di guerra (da maggio 1942 all’8 settembre 1943), poi per ebrei della Repubblica sociale italiana (dal 5 dicembre 1943 al 15 marzo 1944), in seguito campo di Polizia e Transito, Polizei-und Durchgangslager (da metà marzo ai primi d’agosto 1944) e, infine, centro di confluimento di manodopera per la Germania (dall’agosto al novembre 1944).
Gli Sforni facevano parte dei deportati del convoglio ferroviario partito da Fossoli il 16 maggio 1944 con destinazione principale Auschwitz. Si trattava d’un treno diviso durante il viaggio. La parte più consistente era destinata al complesso concentrazionario polacco mentre l’altra, con 166 prigionieri (soprattutto ebrei libici di nazionalità inglese) raggiungeva il KL Bergen-Belsen, nell’attuale Bundesland della Bassa Sassonia.
Il 23 maggio successivo, dopo giorni di viaggio bestiale, il trasporto avviato da Fossoli era giunto nel KL Auschwitz II Birkenau. 186 uomini e 70 donne (dei 581 ebrei identificati, tra cui 41 bambini) venivano accettati nel campo. Di questi ne tornavano solo 60. Quindi, la data presunta di morte degli Sforni (se non avevano passato la prima selezione) dovrebbe essere il 23 maggio stesso od il 24 maggio 1944. A meno che non siano sopravvissuti per un indeterminato lasso di tempo prima della fine.
Nel Cimitero della Comunità ebraica, in via Antonio Badile 89, sorge il cenotafio degli Sforni deportati e soppressi o deceduti a Birkenau: “Il 2 maggio 1944 alle soglie della salvezza l’implacabile furia nazifascista trascinava(no) verso l’ignoto Elda Sforni ved. Levi rag. Guido Sforni Laura Tedesco Sforni Gianfranco Sforni di anni 14”.
Don Bruno Bonizzato era riuscito a far incontrare la vedova di Corrado, Teresa ed i sui figli con i discendenti dei mezzadri che lavoravano nei terreni agricoli degli Sforni prima della Seconda guerra mondiale, nell’ambito della campagna fuori Verona destinata a costituire, nel tempo, la parrocchia, il quartiere, il borgo Sacra Famiglia. Un “luogo dell’impegno e dell’anima” per don Bruno, chiamato poi a professare diversamente, in una nuova quotidianità, il suo ministero sacerdotale.
Claudio Beccalossi
I documenti riguardanti gli Sforni provengono dal Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea) Digital Library.