Negli ultimi 20 anni se n’è sentito parlare spesso in Italia. Un tempo la tombola sembrava il gioco ad estrazione per antonomasia, permeata da una tradizione impossibile da sormontare. Eppure il bingo è riuscito a strapparsi uno spazio importante nell’immaginario collettivo, richiamando a sé migliaia e migliaia di giocatori. E dire che nello Stivale questo gioco è arrivato solo verso il 2000, mentre oggi il vocabolo “bingo” è addirittura inserito nei nostri dizionari. La storia di questo gioco, però, pare essere nota solo a pochi appassionati. Rispetto alla tombola, comunque, il bingo non presenta solo il lato aggregante, in quanto l’insieme dei premi fa sì che i giocatori aspirino a tutti gli effetti a una cospicua somma.
Il bingo sarebbe stato inventato per caso nel 1929, quando il signor Edwin Lowe ebbe l’idea di urlare “bingo” invece di “beano” nel corso di una specie di lotteria in Georgia. Il termine, uscito per errore dalla bocca del giocatore, piacque però a tanti dei presenti, che continuarono a utilizzarlo anche nelle partite successive e non solo per scherzare sull’episodio. Da lì in poi si sarebbe sviluppato il bingo vero e proprio, che in meno di un secolo ha fatto il giro del mondo evolvendosi anche attraverso più versioni alternative, che utilizzano magari una quantità diversa di numeri.
Come nella tombola, comunque, nel bingo tradizionale si gioca per mezzo di cartelle da 15 numeri ognuna, che fanno riferimento a un tabellone da 90. La vera differenza risiede nei premi: nel bingo non sono presenti l’ambo, il terno e la quaterna, ma in compenso il premio che si ottiene marcando tutti i numeri di una singola cartella può conoscere molteplici variazioni e migliorie se l’ultimo numero vincente viene estratto in un preciso momento della partita. Ma le principali differenze tra il bingo e la tombola non si fermano qui, però. Il bingo, ad esempio, viene giocato in apposite sale e le serie di palline numerate devono essere rinnovate periodicamente.
La prima vera sala di bingo in Italia è stata inaugurata precisamente nel 1999. Anche gli spagnoli hanno conosciuto il gioco in quel periodo, ma in molti altri Paesi il bingo aveva già attecchito da tempo. Il successo è stato subito importante, ma proprio negli ultimi tempi questo gioco ha conosciuto un netto calo di interesse nello Stivale. Basti pensare che siano rimaste ormai sulle due centinaia di sale dove è possibile praticare regolarmente il bingo. Ogni sala deve rispettare leggi stringenti e le vincite devono essere comunicati direttamente ai server dell’agenzia delle dogane e dei monopoli.
Insomma, l’organizzazione è chiaramente più certosina e particolareggiata in confronto a quella di una partita alla tombola. Il futuro del bingo in Italia è ancora ignoto: in migliaia vi giocano comodamente anche online e paradossalmente questo sta favorendo la scomparsa delle sale. Il bingo, nato come gioco dal vivo, sta conquistando sempre di più il piccolo schermo, mettendo in crisi il suo stesso settore. Ciononostante, la sensazione è che continueremo a sentirne parlare ancora per parecchi anni, in Italia come nel resto del globo.