La manifesta trascuratezza d’un manufatto impropriamente ed immeritatamente definito “minore” quando, invece, costituisce un’anonima fattura d’arte/artigianato dalla schiettezza senza fronzoli, se non quelli della pia devozione e della riconoscenza per il beneficio di cosiddetti “miracoli”.
Si trova ad un angolo tra le vie Massimo d’Azeglio e Luigi Lenotti, nella zona di San Zeno. Rappresenta il culto popolare (meglio, la pietà popolaresca), la tradizione religiosa, la gratitudine per grazia ricevuta.
La memoria e l’affetto.
Cinta da vari tasselli incastonati P. G. R., una lastra recita: “Dolce cuor di Maria siate la salvezza dell’anima mia. Indulgenza di 300 giorni concessa da Pio X. I parrocchiani P. G. R. – 15 agosto 1933”.
Fede e poesia in un tutt’uno.
Peccato per quel senso di trascuratezza, per quel cedere all’umidità che scrosta ed intacca il manufatto, per quell’abbandono non rimediabile dalla sola preghiera.
A quando un dovuto “pronto soccorso” per l’edicola votiva senza… santi protettori?
Claudio Beccalossi