Il ponte Unità d’Italia (detto anche ponte del Savàl), tra viale Caduti del Lavoro e via Leone Pancaldo, è il maggiore sul fiume Adige in quanto a misure: è lungo, infatti, 130 metri e largo 19, costruito in calcestruzzo armato e strutturato su tre campate (le laterali di 39 metri e la centrale di 50).
Progettato dall’ingegnere Bruno Gentilini e dall’architetto Antonio Pasqualini, venne inaugurato il 2 luglio 1971. Il passaggio fluviale non ebbe dapprima un “battesimo” ufficiale trovando una denominazione di comodo quale, appunto, ponte del Savàl per l’accostamento al vicino quartiere omonimo. Il tempo opportuno per l’assegnazione del nome arrivò con la ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Così, il 17 marzo 2011, il valico sull’Adige trovò l’ufficialità come ponte Unità d’Italia, in seguito alla proposta avanzata dal veronese Floriano Silvestri addirittura al presidente della Repubblica al momento, Giorgio Napolitano ed all’amministrazione stessa di Palazzo Barbieri.
Sotto scorrono la strada dell’alzaia Tolo Da Re (Vittorio Da Re, Brescia, 1918 – Verona, 2005, poeta dialettale veronese, el poeta de l’Adese) e lungadige Attiraglio (da tiraggio, sistema di traino dalla riva delle barche nella navigazione fluviale). Ed è nel sottopasso di lungadige Attiraglio che l’impudenza congenita di anonimi ha pesantemente imbrattato con i soliti, nauseanti sfoghi graffitari le massicce murature che, se ben salvaguardate dall’attenzione pubblica, contribuirebbero alla plastica visione globale dell’assetto architettonico di ponte Unità d’Italia.
Qualcuno provvederà ad una drastica ripulitura ed al successivo controllo (magari con un impianto di videosorveglianza)?
Claudio Beccalossi