Il Risorgimento che racconta se stesso tramite lasciti della dominazione austriaca.
La Quarta circoscrizione ha ereditato e conserva i “gioielli di famiglia” connessi alle vicissitudini storiche della Battaglia di Santa Lucia del 6 maggio 1848 (scontro bellico della Prima guerra d’indipendenza, combattuta dal 23 marzo 1848 al 22 agosto 1849, tra forze del Regno di Sardegna e dell’Impero austriaco, con supremazia finale di quest’ultimo).
Oltre alle evidenti ferite provocate dal cannoneggiamento piemontese alla cella campanaria ed al basamento del campanile, utilizzato come posto d’osservazione austriaco, della chiesa di Santa Lucia, altri ricordi che fanno riferimento a quell’evento sanguinoso (che causò 110 morti e 776 feriti nell’armata sarda e 72 caduti, 190 feriti ed 87 tra prigionieri, dispersi e disertori nella parte avversa) sono presenti nel cimitero stesso di Santa Lucia.
Infatti, vi si trovano collocati due monumenti. Il maggiore ha incisioni sul marmo in lingua italiana ed è costituito da un obelisco tronco in rosso ammonitico sormontato da un elmo con cimiero sopra l’aquila bicipite imperiale. Venne inaugurato il 6 maggio 1858 (cioè dieci anni dopo la battaglia) in memoria degli appartenenti ai due battaglioni di fanteria, che costituivano il 45° Reggimento fanti “Arciduca Sigismondo” (composto soprattutto da veneti), rimasti uccisi.







Le scritte sul manufatto affermano: “L’I.R. XLV Reggimento Fanti Arciduca Sigismondo ai suoi commilitoni qui caduti nel combattimento di S.ta Lucia il VI maggio MDCCCXLVIII in segno di venerazione erigeva / Pace alle loro ceneri onore alla loro gloriosa memoria / Inaugurato con solennità il giorno VI maggio MDCCCLVIII”.
E, poi, la tragica lista: “Colla morte dei valorosi suggellarono la loro fedeltà al sovrano alla patria. Carlo Baravalle nobile di Brakenburg tenente, Antonio Sandroni, caporale, Bortolo Vettore, sottocaporale, Giuseppe Boldrini, gregario, Teodoro Pietropan, Guglielmo Bonfanti, Antonio Lavin, Angelo Boesso, Biagio Terrini, Giovanni Bruschetta, Antonio Bolesani, Lorenzo Orando, Antonio Polastri, Giacomo Antonini, Sperandio Gambirasio”. Nomi indicativamente dalle origini veneta (veronesi e vicentini) e/o lombarda.

Le ossa dei soldati, inumati in precedenza nel cimitero austro-ungarico di Forte Procolo (Saval), furono traslati nel camposanto di Santa Lucia e deposti nella cripta sottostante la cappella. Una lapide menziona la circostanza: “Ai soldati dell’esercito austriaco caduti a S. Lucia il 6 maggio 1848 porgiamo un fiore innalziamo una prece. I loro resti mortali sono custoditi nella chiesetta di questo cimitero Verona 6 maggio 1991”.



Una seconda stele in biancone, sovrastata da una composizione marmorea con croce cesellata e base scolpita a volute e foglie d’acanto, venne collocata dal 10° Battaglione Jäger (Cacciatori) e riporta in tedesco la dedica al capitano Ludwig Brand che perse la vita durante la difesa del luogo.



Un terzo cippo che rievoca un’altra vittima, il tenente colonnello Giovanni Nepomuceno Leuzendorf, eretto sul posto della morte (all’attuale rotonda tra stradone Santa Lucia e le vie Golosine e Franco Maria Cattarinetti, in una zona un tempo chiamata il ponte) e lì rimasto fino al 1960 (anno del suo spostamento all’interno del cimitero di Santa Lucia, accanto agli altri due manufatti), dal 6 maggio 2007 è tornato nella posizione originale, pur lamentando un certo degrado dell’epigrafe in tedesco.



La tomba del tenente colonnello Leuzendorf, invece, si trova nell’area ex austriaca del Cimitero monumentale di Verona. La lastra sepolcrale riporta in italiano: “Qui riposa nel Signore Giovanni Nepomuceno Cavaliere dell’Impero di Leuzendorf tenente colonnello nel Regg. Fanti n. 43 Cavaliere dell’Ordine Costantiniano di S. Giorgio membro degli Stati della Stiria nato il 5 maggio 1797 morto sul campo della gloria a S.ta Lucia il 6 maggio 1848 Compianto da sua consorte desolatissima e da tutti i suoi compagni d’armi”.
Servizio e foto di
Claudio Beccalossi