- A Mosca, nei pressi della piazza Rossa
- Le cattedrali ortodosse di San Basilio e di Kazan’
- L’intervista all’“ucraino putiniano” Juri Podolyaka
- La “bisboccia del commiato” nel tipico locale “Taras Bulba”
- Il ritorno in Italia via Istanbul
Servizio, foto e video di Claudio Beccalossi
All’aeroporto d’arrivo a Mosca ci ha accolto Andrew/Endryu, un collaboratore di Artiom (od Artem), sempre del ministero della Difesa della Federazione Russa, che s’è premurato d’accompagnarci ancora all’Hotel Holiday Inn.





Lo stress per la pesante giornata precedente ed i muscoli rattrappiti per la prolungata permanenza in pullman non mi hanno fatto demordere dall’intenzione di visitare ciò che riuscivo di Moskva. L’ho fatto in un clima freddo, sotto l’alternarsi di nuvoloni, pioggia e sole.






























Dopo una lunga camminata ho raggiunto la piazza Rossa (Krasnaja ploščad’), accanto al muro orientale del Cremlino (città fortificata), posto sulla collina Borovickij, nei pressi della confluenza del torrente Neglinnaja con il fiume Moscova.





Il nucleo originario del Cremlino risale al XII secolo, poi sviluppatosi fino a diventare residenza degli zar, sede istituzionale del parlamento, del governo e del presidente russi. Chissà se, nel pomeriggio del 2 settembre, Putin era lì, a rimuginare sulle sue strategie nei territori dell’Ucraina occupata…
Dalla piazza Rossa, cuore non solo di Mosca ma dell’intera Russia, si diramano le vie che vanno ovunque.



Un festival di bande militari nella piazza Rossa
Inserita nell’élite degli slarghi maggiori al mondo, la piazza Rossa occupa una superficie pari a 74.831 mq, è lunga 700 m e larga 130. Una vastità purtroppo preclusa, in quei giorni, per la 15^ edizione dello Spasskaya Tower Festival (Festival della Torre Spasskaya), cioè un grandioso concerto di bande militari della Federazione Russa, dell’Armenia, della Bielorussia, del Venezuela, dell’Egitto, dell’India e della Thailandia in programma dal 26 agosto al 4 settembre 2022.
Anche l’Italia aveva partecipato a varie edizioni precedenti (2007, 2009, 2012, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2019) in uno spirito d’amicizia ora defunto per sudditanza alle sanzioni internazionali. Ed un paio di volte pure l’Ucraina (2010, 2011), dal 2014 in antagonismo bellico con russofoni e filorussi pianificato ed istigato da terzi ben noti.
La torre Spasskaja (Spasskaja bašnja, torre del Salvatore) è la principale del Cremlino, edificata nel 1491 dall’architetto italiano Pietro Antonio Solari o Solaro (architetto e scultore, conosciuto in Russia quale Pëtr Antonin Frjazin, dai nomignoli antichi friazin o friag, straniero, affibbiato agli italiani, forse Milano, 1445 circa – Mosca, maggio 1493).


In seguito, secondo una versione, l’architetto russo Bazhen Ogurtsov (o Bajen Ogurzov), negli anni tra il 1624 ed il 1625 (o forse il 1626), intervenne per nuovi piani in stile gotico sovrastanti mentre lo scozzese od inglese Christopher Galloway, architetto ed orologiaio, installò sulla torre l’orologio. Stando ad un’altra fonte, “l’architetto scozzese Christopher Galloway eresse un’ulteriore torre a più livelli in stile gotico sopra la struttura originale. Il maestro russo Bažen Ogurcov prese parte ai lavori e completò i merli con un cornicione e degli archi a tutto sesto”.
Nel 1935 venne collocata sulla cima una stella color rubino a cinque punte.
La cattedrale di San Basilio
L’attrattiva-simbolo della piazza Rossa, assieme alla torre Spasskaja, è la variopinta e singolare cattedrale di San Basilio, in stile architettonico tented-roof church.









La sua denominazione completa è cattedrale dell’Intercessione della Madre di Gesù sul Fossato. Appartenente alla Chiesa ortodossa russa, venne eretta nella piazza Rossa tra il 1555 ed il 1561, su volere di Ivan IV Vasil’evič (lo storicamente noto Ivan il Terribile che assunse per primo il titolo di zar di tutte le Russie) per celebrare la presa di Kazan’ e d’Astrachan’.
Per tradizione, la suggestiva cattedrale sarebbe stata opera dei due architetti Barma e Postnik. Il Registro Ufficiale per il Patrimonio Culturale Russo cita “Barma e Postnik Jakovlev”, nomi che probabilmente identificherebbero una sola persona, Postnik Jakovlev od Ivan Jakovlevič Barma (Varfolomej).
La ricostruita chiesa fatta demolire da Stalin
Un’altra cattedrale ortodossa, collocata all’angolo nord-orientale della piazza Rossa, è quella di Kazan’, in stile neobizantino, ricostruita tra il 1990 ed il 1993 dopo la sua demolizione nel 1936 per ordine dell’allora segretario generale del Comitato centrale del Pcus (Partito comunista dell’Unione Sovietica), Iosif Stalin.






Quando la chiesa primaria in legno dedicata alla Madonna di Kazan’ (innalzata negli anni Trenta del XVII secolo per ricordare la liberazione di Mosca dai polacchi nel 1612, su decisione e finanziamento del principe Dmitrij Michajlovič Požarskij), venne devastata da un incendio, lo zar Michail Fëdorovič Romanov, detto Michele di Russia, dispose il suo rifacimento in laterizio.
Il nuovo edificio fu consacrato nel 1636. Spesso rinnovata, la cattedrale trovò un radicale cambiamento degli esterni per mano del restauratore Pëtr Dmitrijevič Baranovskij, tra il 1929 ed il 1932. Ciò prima della sua cancellazione, inutilmente osteggiata dallo stesso Baranovskij.

Assicurato il biglietto aereo per il volo di ritorno: Mosca-Milano via Istanbul
Dopo il breve tour nel centro di Mosca (durante il quale mi sono imbattuto in un’agenzia russa del gigante bancario Unicredit che non sembra propenso a lasciare provvisoriamente o definitivamente la Russia, dove ha circa 4mila dipendenti e 1.500 aziende clienti, in ossequio alle sanzioni internazionali anti-Putin) sono tornato all’Holiday Inn in attesa di notizie riguardanti il volo di ritorno da Mosca a Milano.

S’è profilata la possibilità di biglietti per l’Italia della compagnia Turkish Airlines, con scalo e tempo ridotto d’attesa per il cambio d’aereo ad Istanbul, in Turchia. Biglietti poi confermati dal solerte Andrew/Endryu.
L’incontro con l’opinionista Juri Podolyaka, “ucraino putiniano”
Per il pomeriggio del giorno seguente, 3 settembre, Artiom/Artem ha organizzato, in una sala appartata dello stesso Hotel Holiday Inn, un incontro-intervista sulla situazione russo-ucraina con Juri Podolyaka, 47 anni, analista ed opinionista (il suo account Telegram conta circa 2,2 milioni di iscritti) d’origine ucraina (dell’oblast’ di Sumy). Trasferitosi in Russia dopo i controversi eventi golpisti filo-occidentali in Ucraina tra il 2013 ed il 2014, è costretto a nascondere residenza e movimenti per prevenire e proteggersi da eventuali attentati.




Definito da media dall’etichetta facile “ucraino putiniano” e trattato come una “Chiara Ferragni della geopolitica” (sic), Podolyaka è stato disponibile allo scambio di domande e risposte con noi, compreso il giornalista freelance montenegrino Slaviśa Batico Milaćić.
Artiom/Artem Fetisov, russo classe 1988, ha fatto da interprete al colloquio grazie alla sua padronanza della lingua italiana dovuta al fatto d’essere stato adottato ed aver vissuto per anni a Casarsa della Delizia (Pordenone). Ora risiede a Mosca ed è conosciuto, tra l’altro, per aver svolto ruoli di traduttore e secondo dell’allenatore italiano Massimo Carrera (Pozzuolo Martesana, Milano, 22 aprile 1964), prima vice (nel 2016) e poi, dal 2016 al 2018, mister della squadra calcistica Futbol’nyj Klub “Spartak-Moskva” (o Spartak Moskva).




La video-intervista sintetizzata
I russi vogliono una fascia di sicurezza fino alla Transnistria
«Se ci va bene – ha previsto in apertura Podolyaka – grazie anche a quelli che ci stanno aiutando (cioè le Repubbliche Popolari di Doneck e Lugansk), finiremo l’“Operazione militare speciale” nel 2023, nel peggiore dei casi entro il 2024. Non interesserà solo il Donbass ma implicherà una fascia di garanzia per una sicurezza futura e per un collegamento con la Transnistria. L’autoproclamatasi Repubblica (sotto tutela russa ma territorio rivendicato dalla Moldavia) comincia a diventare un tutt’uno col conflitto in Ucraina».
Disguidi tattici tra Zelens’kyj ed i suoi vertici militari
«Il governo ucraino s’è trasformato in una struttura russofobica. Se non cambia posizione la Russia continuerà a fare ciò che sta facendo. Il modo di ragionare ucraino può cambiare essendo anch’io stesso ucraino. Più che disguidi politici tra Zelens’kyj ed i vertici militari ucraini sussistono malintesi tattici, sul modo come viene affrontata la guerra. Gran parte dei militari sono stati addestrati dagli Stati Uniti e magari Zelens’kyj ha un altro punto di vista».
L’ipotesi d’un colpo di Stato contro il presidente ucraino
«Un colpo di Stato da parte di comandanti militari dissenzienti contro Zelens’kyj? Potrebbe avvenire, è un’ipotesi. Se succedesse Stati Unti e Regno Unito ne sarebbero al corrente. Il problema non è il Donbass ma il governo, il sistema ucraino, la costruzione d’una politica russofobica. Sono stato uno degli iniziatori, dei propugnatori di Majdan ma adesso stiamo osservando una fase molto più concreta, diversa».
Se i russi non fossero entrati in Ucraina, l’esercito di Kyïv avrebbe attaccato il Donbass
«Il governo ucraino s’è organizzato per avere più conflitti possibile con la Russia. Hanno cercato di cancellare la storia, d’imporre ai giovani dei nuovi fatti per andare contro la Russia. Ai bambini a scuola raccontano che la colpa delle loro disgrazie sono i russi. E poi la mitizzazione del collaborazionista Stepan Bandera, hanno preso un nazista e ne hanno fatto un eroe. Ci sono dei blocchi: il russo-cinese e l’anglosassone, il russo-cinese si sta rafforzando e l’anglosassone è sempre più debole. Gli americani, vedendo che il tempo era contro di loro, hanno cercato di velocizzare questo conflitto. Se i russi non fossero entrati in territorio ucraino l’esercito di Kyïv avrebbe attaccato il Donbass forzando la Russia a fare quello che, invece, sono stati costretti ad anticipare. Questa guerra è stata spinta dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. Sarebbe scoppiata più tardi ma per loro era meglio iniziarla subito».
L’Ucraina tra il blocco russo-cinese e quello anglosassone
«Se si fossero rispettati gli accordi di Minsk probabilmente questa guerra non sarebbe mai iniziata. – s’è rammaricato l’opinionista – Nessuno voleva la guerra. Si cercava di mantenere un equilibrio. C’è stato un colpo di Stato e poi hanno cominciato ad usare le armi contro i civili. Anche in Spagna avrebbero usato le armi per reprimere l’indipendentismo della Catalogna. La Russia è convinta che con l’Ucraina ci sia la stessa mentalità, come bielorussi e russi. Paesi diversi ma uniti da amicizia».
«Quando c’era l’Unione Sovietica problemi del genere non esistevano. L’Italia del nord e l’Italia del sud si differenziano di più come mentalità dei russi di Charkiv e di Mosca. È chiaro che si poteva non arrivare alla guerra ma è un problema geopolitico. L’Ucraina sta in mezzo tra il blocco russo-cinese e quello anglosassone. Se gli Stati Uniti ed il Regno Unito non avessero trasformato l’Ucraina in un mezzo per andare contro la Russia non saremmo arrivati a questo punto. La Russia si sentiva minacciata dall’Ucraina. Anche mettendo i missili della Nato sotto Charkiv».
Lo zampino della Polonia
«Il ruolo della Polonia? Sta cercando di soffiare sul fuoco. Il governo polacco sta sognando, per il momento, d’avere il controllo della parte ovest dell’Ucraina che già era sua (la Galizia orientale). Quando l’Ucraina comincerà a sgretolarsi, la Polonia cercherà di prendersene una fetta».
Il sostegno all’Ucraina della Nato e l’inconsistenza dell’Onu
«Dal punto di vista militare l’Ucraina ha già perso. – ha ribadito Podolyaka – Sfrutta però l’aiuto militare dell’Occidente. La Nato? Sostiene questa guerra e finché lo farà le ostilità continueranno. La Nato può spostare le date del termine della guerra ma non l’esito. L’Onu? Non vedo proprio nessuna sua posizione. Purtroppo, l’Onu s’è trasformato in una struttura senza denti, che non condiziona niente. Anche le ispezioni a Zaporizhzhia non influiscono su nulla. Devono fare questa visita ma dopo non cambia affatto».
Abitanti di Charkiv in postazioni ucraine che davano coordinate ai russi
«Temo che la Transnistria venga coinvolta in questa guerra. Ed un attacco alla Transnistria sarebbe paragonabile a quello d’un attacco alla Russia. A breve ci saranno dei referendum dove la gente voterà pro Russia. Quando è iniziata l’“Operazione militare speciale” molti abitanti di Charkiv, gente che viveva nelle zone dove stavano le forze militari ucraine, sapendo le posizioni di queste ultime telefonavano dall’altra parte in cui c’erano i russi e dicevano “Mirate qua, qua li beccate. Mirate al mio appartamento e li colpite”. A costo di lasciarci la vita aiutavano in questa maniera, dando coordinate su dove colpire. Quello che sta accadendo adesso sembra una guerra civile che poteva accadere dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica».
Militari russi senza odio e disprezzo per i soldati ucraini
«Quando dei russi hanno fatto prigionieri di guerra tre ucraini che s’erano arresi – s’è confidato l’analista – questi hanno avvertito i russi di non sparare perché avevano un ferito con loro. I militari russi si atteggiano in maniera quasi fraterna, senza odio, disprezzo. Ci sono stati casi dove soldati russi ci hanno rimesso la pelle per tentare d’aiutare nemici ucraini feriti».
Giornalisti europei sanzionati perché oppositori al “pensiero generale”
«I giornalisti occidentali non allineati alla sola parte ucraina sono stati penalizzati nei propri Paesi. Conosco dei giornalisti in alcune nazioni europee oppositori al “pensiero generale” sanzionati più di quello che potrebbero essere sanzionati giornalisti oppositori in Russia. Perché i Paesi europei pensano d’avere questa libertà di parola, d’essere liberi, quando alla fine in Russia (dove è chiaro che un giornalista può essere sanzionato), secondo me, abbiamo più libertà d’espressione? In Europa sono stati pressati pure i parenti di questi giornalisti oppositori».

“Cena del commiato” alla vigilia del ritorno in Italia
Dall’interessante disamina su stimoli precisi e senza reticenze di Juri Podolyaka (dettata non dal fanatismo putiniano o da decerebrata forma mentis anti-ucraina ma dal realismo più banale, che fa a pugni con la propaganda monocorde occidentale) alla “cena del commiato” al caratteristico ristorante “Taras Bulba”, dal nome ispirato all’omonimo racconto del 1834 di Nikolaj Vasil’evič Gogol’, scrittore e drammaturgo russo, pubblicato nel 1835. Insoliti cibi e bevande, canzoni e musiche tradizionali hanno stordito, almeno per qualche ora, opinioni, dietrologie e verità sulla guerra fratricida nonostante opposti estremismi e vicendevoli accuse.






La permanenza nell’“altra faccia della Luna” del duro dissidio russo-ucraino (nel quale sembrano essere stati banditi termini come “diplomazia” e “trattative”) s’è concluso con il decollo da Mosca verso Istanbul alle ore 6:20 del 4 settembre e con il successivo aereo alle 12:05 per Milano/Malpensa, atterrato alle 14:00. Rimangono l’amarezza per una tregua od una pace che nessuno pare cercare ed il mio ruolo di “testimone-reporter del constatabile” per l’archivio della memoria…
5 – Ucraina sud-orientale. Dove separatisti e Putin ridisegnano i confini
Leggi le altre parti del reportage
- REPORTAGE ESCLUSIVO. Ucraina sud-orientale. Dove separatisti e Putin ridisegnano i confini | Parte 5A Mosca, nei pressi della piazza Rossa Le cattedrali ortodosse di San Basilio e di Kazan’ L’intervista all’“ucraino putiniano” Juri Podolyaka La “bisboccia del commiato” nel tipico locale “Taras Bulba” Il ritorno in Italia via Istanbul Servizio, foto e video di Claudio Beccalossi All’aeroporto d’arrivo a Mosca ci ha accolto Andrew/Endryu, un collaboratore di … Leggi tutto
- REPORTAGE ESCLUSIVO. Ucraina sud-orientale. Dove separatisti e Putin ridisegnano i confini | Parte 4Severi controlli per accedere alla centrale nucleare di Zaporizhzhia Missile e drone-kamikaze mostrati dai russi come prove di attacchi ucraini Il sopralluogo dell’IAEA nell’impianto bombardato I boati delle esplosioni in lontananza Nervosismo alle stelle e rientro a Rostov sul Don ed a Mosca Servizio, foto e video di Claudio Beccalossi Da Berdyansk ad Energodar … Leggi tutto
- REPORTAGE ESCLUSIVO. Ucraina sud-orientale. Dove separatisti e Putin ridisegnano i confini | Parte 3A Berdyansk, sotto controllo russo dal 27 febbraio scorso Lo show per i giornalisti nell’asilo d’infanzia I passaporti ucraini sostituiti da quelli della Federazione Russa SBU e “Myrotvorets” a caccia di “nemici dell’Ucraina” Dalle vecchie targhe ucraine alle nuove della Repubblica Popolare di Doneck Il curioso mar d’Azov Servizio, foto e video di Claudio Beccalossi … Leggi tutto
- REPORTAGE ESCLUSIVO. Ucraina sud-orientale. Dove separatisti e Putin ridisegnano i confini | Parte 2Doneck nel mirino di missili ucraini Giornalisti a tu per tu col leader della Repubblica Popolare, Denis Vladimirovič Pušilin L’opera russa di normalizzazione sociale a Volnovakha Le rovine di Mariupol e la rapida edificazione di nuovi complessi residenziali Finalmente svelato il “segreto” della “Z” su blindati ed automezzi militari di Mosca? Servizio, foto e video di … Leggi tutto
- REPORTAGE ESCLUSIVO. Ucraina sud-orientale. Dove separatisti e Putin ridisegnano i confini | Parte 1Il lungo viaggio aereo da Milano a Mosca a causa delle sanzioni 10 ore d’attesa per il cambio a Dubai ed il successivo decollo dalla capitale russa per Rostov sul Don L’incontro con “i sanguinari Kadyrovtsy ceceni” Servizio, foto e video di Claudio Beccalossi La premessa Ficcare il naso sull’altra faccia della medaglia del … Leggi tutto