La Chiesa di San Fermo di Verona è non solo un capolavoro dell’architettura e della pittura medievale, ma anche uno scrigno prezioso di dipinti ed altri manufatti di epoca rinascimentale.
Tra le opere custodite al suo interno una bellissima tela di Giovan Francesco Caroto raffigurante “Sant’Anna con la Madonna e Gesù Bambino in gloria, San Giovanni Battista, San Pietro Vescovo, San Rocco e San Sebastiano”.
Trattandosi di uno dei capolavori della maturità dell’artista veronese era stato previsto il suo trasferimento nella grande mostra attualmente in corso presso la Gran Guardia “Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese” (13 maggio – 2 ottobre 2022). Purtroppo, durante le fasi di studio e preparazione della mostra sono state riscontrate delle lacune nella pellicola pittorica ed altre alterazioni che hanno decretato la non idoneità del dipinto ad una movimentazione dalla sua sede.
In questa occasione l’Associazione Chiese Vive, che ha tra le proprie finalità il recupero ed il restauro del patrimonio artistico e di fede dei beni ecclesiastici di Verona, ha subito manifestato la disponibilità a sostenere il progetto di restauro che ora vede la luce, grazie alla collaborazione con vari enti coinvolti.
Leggi le dichiarazioni del presidente di Chiese Vive, mons. Giovanni Ballarini
“Siamo felici di aver potuto riprendere l’iniziativa “I CARE-CI TENGO” con cui ogni anno interveniamo per il restauro di opere che rischiano di deteriorarsi ed andare perdute. Nel caso della tela del Caroto, abbiamo sottoscritto una convenzione tra Chiese Vive, la Parrocchia di San Fermo e l’Accademia di Belle Arti di Verona per l’avvio del cantiere di restauro iniziato nei primi giorni di luglio direttamente nella Chiesa di San Fermo, anche considerate le importanti dimensioni dell’opera.
L’intervento sarà condotto dagli studenti del 4° anno della Scuola di Restauro dell’Accademia, sotto la direzione della prof.ssa Laura Rivali, affiancata in questi mesi di cantiere estivo dai colleghi docenti V. Parodi, C. Fasser, A. Cottone e S. Marziali.
Il progetto si sta sviluppando grazie alla collaborazione e con l’autorizzazione dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici della Diocesi di Verona e la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.
Il lavoro di restauro ed ogni fase conservativa avverrà nello spazio della cappella, sottoforma di “cantiere aperto”: gli occhi dei visitatori potranno pertanto soffermarsi sull’azione dei restauratori, impegnati nel preservare con cura e attenzione il patrimonio artistico della città. Il termine dei lavori è previsto per il mese di marzo 2023″
Leggi le dichiarazioni di don Maurizio Viviani, parroco di San Fermo
“E’ una grande gioia che questo intervento di restauro venga eseguito sì con grande rigore scientifico e metodologico, ma che ad eseguirlo siano chiamate tante studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti che si avvicinano ad un lavoro affascinante, intervenendo su un’opera di grandissimo valore e che siamo sicuri uscirà da questo restauro valorizzata e pronta a stupire nuovamente”
La descrizione del dipinto
La tela di G.F. Caroto è collocata in una grande cappella della navata sinistra della chiesa superiore di San Fermo che, proprio per il valore del dipinto, viene chiamata “Cappella della Madonna” o “di S. Anna”. Nella parte superiore del quadro sono raffigurate, sedute su una nuvola, S. Anna e la Vergine con Gesù bambino, attorniate da angioletti svolazzanti.
S. Anna, con la mano destra sostiene il “nipotino” per il piedino, mentre con l’altro braccio lo regge sotto la spalla.
Il Bimbo nudo sembra appoggiato su un cuscino sulle gambe della mamma: con la mano destra compie il gesto benedicente, mentre con il braccio sinistro si aggrappa al collo di Maria.
I tre visi sono tra loro molto avvicinati, in una composizione densa di tenerezza ed il loro sguardo punta dritto verso lo “spettatore”: il riferimento stilistico a Raffaello è qui molto evidente.
La metà inferiore del dipinto si sviluppa invece in un contesto più terreno: in uno scorcio paesaggistico sono collocati, da sinistra, San Giovanni Battista che con il dito indice alzato mostra il Messia e San Pietro, in abiti vescovili, che regge la chiave del Paradiso.
A destra invece sono riconoscibili San Sebastiano, legato e trafitto dalle frecce, e San Rocco, con la conchiglia e il bastone da viandante, nell’atto di sollevare la veste per mostrare i segni della peste. Al centro del quadro è ripreso, in lontananza, San Francesco che riceve a La Verna le stimmate dal Serafino.
Giovan Francesco Caroto (Verona 1480-1555), il più anziano dei due fratelli pittori, si formò a Verona presso la bottega del Liberale. Tutti i suoi storiografi concordano nel definire questa tela uno dei capolavori della maturità dell’artista.
Proprio dell’opera di San Fermo del 1528 il Vasari riporta un curioso aneddoto:
“Vero è che, o fusse per invidia o per altra cagione, gli fu dato nome di pittore che non sapesse fare se non figure piccole. Per che egli, nel fare la tavola della capella della Madonna in San Fermo, convento de’ frati di San Francesco, per mostrare che era calonniato a torto, fece le figure maggiori del vivo e tanto bene, ch’elle furono le migliore che avesse mai fatto. In aria è la Nostra Donna, che siede in grembo a Santa Anna, con alcuni Angeli che posano sopra le nuvole, e a’ piedi sono San Piero, San Giovanbattista, San Roco e San Bastiano, e non lontano è in un paese bellissimo San Francesco che riceve le stimite. Et invero quest’opera non è tenuta dagl’artefici se non buona”