Doveva essere un Giro d’Italia senza figli delle stelle quello partito dall’Ungheria lo scorso 6 maggio e conclusosi a Verona domenica 29, e così è stato. Nonostante l’assenza del vincitore uscente Bernal, e senza i fenomeni sloveni Roglic e Pogacar, l’entusiasmo, però, non è mancato, e i primi classificati hanno provato a dare spettacolo.
Nessuna critica per il vincitore, l’australiano Jai Hindley, spalleggiato da una squadra, la Bora-Hansgrohe, dimostratasi semplicemente perfetta (le tappe di Torino e del Fedaia ne sono esempio).
La Ineos del favorito Carapaz (in rosa sino alla penultima tappa) dovrà leccarsi le ferite e tentare di reagire già a partire dal prossimo Tour.
Lo spagnolo Landa, giunto terzo, si è confermato come il classico “usato garantito”.
Hanno destato entusiasmo gli eterni Nibali e Pozzovivo che hanno concluso entrambi nella top ten.
Grande professionalità la ha mostrata anche lo spagnolo Valverde che ha chiuso all’undicesimo posto.
Nell’ultima puntata di questa rubrica invocavamo l’olandese Van Der Poel e ci auguravamo che regalasse spettacolo… dobbiamo dire che ci ha provato! Ha conquistato la prima tappa, è arrivato secondo in un’altra (vinta dalla promessa del ciclismo Girmay), infine ha tentato di inserirsi in tutte le fughe.
Per il ciclismo italiano, in conclusione, e in tutta onestà, solo briciole. Cinque belle vittorie di tappa, ma nulla di più. Il movimento è decisamente da rifondare.
La classifica finale:
Jai Hindley vincitore, Richard Carapaz secondo a 1 18”, Mikel Landa terzo a 3 24”. Vincenzo Nibali a 9 02” ai piedi del podio, davanti a Pallo Bilbao (9 14”).
Per l’australiano Hindley, dopo le lacrime per il secondo posto nel Giro 2020, le lacrime per il trionfo di Verona.
Matteo Peretti