Presenze veronesi al secondo Congresso del Movimento Internazionale dei Russofili (MIR, nell’acronimo francese) a Mosca.
Alla faccia dell’obbligatorio scalo in aeroporti di Paesi terzi (come la Turchia) per l’impossibilità di voli diretti dall’Unione europea alla Russia (e viceversa) decisa dalle sanzioni occidentali, hanno raggiunto la capitale della Federazione Russa per partecipare all’evento, assieme ad altri italiani, Vito Comencini, ex deputato della Lega (da cui è poi uscito) ed oggi presidente del Movimento Popolo Veneto e Palmarino Zoccatelli, presidente dell’Associazione Culturale Veneto Russia, noto tradizionalista cattolico ed indipendentista veneto, nonché responsabile dell’ufficio territoriale veronese della Repubblica Popolare di Donetsk.
L’importante appuntamento s’è tenuto il 26 ed il 27 febbraio scorso presso il Lomonosov Cluster (un complesso per l’innovazione) dell’Università statale della città sulle sponde del fiume Moscova ed ha radunato delegati stranieri di organismi politici, culturali, economici arrivati da più di 130 Paesi per ribaltare l’istigato paradigma della russofobia.
Tutti col comune denominatore dell’amicizia con la Russia, dell’interesse per il suo patrimonio storico-culturale, del rispetto nei valori tradizionali propri ed altrui, del diritto a mantenere una fisionomia identitaria nazionale unica ed indissolubile. Gli interventi dei vari relatori “hanno confermato il multipolarismo, l’inclusività ed il pluralismo nella visione globale, contrapponendosi all’ordine internazionale liberale ed alla modernità di stampo occidentale”.
Comencini e Zoccatelli hanno potuto incontrare e dialogare con rilevanti personalità del governo, della politica, dell’imprenditoria e della cultura russi. Come il ministro degli Affari esteri Sergej Viktorovič Lavrov (ex ambasciatore di Russia alle Nazioni Unite, Mosca, 21 marzo 1950), la portavoce del ministero degli Affari esteri Marija Vladimirovna Zacharova (in precedenza direttrice del Dipartimento d’informazione dello stesso ministero, Mosca, 24 dicembre 1975), il presidente del consiglio d’amministrazione del Gruppo mediatico Tsargrad Konstantin Valer’evič Malofeev (anche direttore dell’Aquila Bicipite, organizzazione non governativa per lo sviluppo dell’educazione storica, Puščino, 3 luglio 1974), il filosofo e politologo Aleksandr Gel’evič Dugin (caposcuola del neoeurasiatismo, definito “Il Rasputin del Cremlino” e “l’ideologo di Putin”, Mosca, 7 gennaio 1962).
La figlia di quest’ultimo, Dar’ja (giornalista, politologa e commentatrice televisiva, Mosca, 15 dicembre 1992), era stata vittima, la sera del 20 agosto 2022, dell’esplosione in un attentato (forse di matrice ucraina) dell’auto su cui viaggiava, vicino al villaggio di Bol’šie Vjazëmy, nei pressi di Mosca. Probabilmente, il vero bersaglio sarebbe stato il padre Aleksandr che, poco prima, aveva deciso di non salire con la figlia preferendo servirsi di un’altra vettura.
«Con Dugin – sottolinea Comencini – abbiamo avuto un confronto sul futuro identitario dell’Europa e di quanto siano importanti le battaglie valoriali e morali, per una vera rinascita della nostra Civiltà classico-cristiana che la Russia di Putin da sempre auspica e sostiene. In particolar modo abbiamo parlato anche delle legittime aspirazioni di libertà delle Terre Venete che, per secoli, sono state governate dalla gloriosa Repubblica di Venezia».
Claudio Beccalossi