L’assessora alla Sicurezza e alla Legalità Stefania Zivelonghi ricorda il 19 luglio 1992, quando un’autobomba uccide il giudice Paolo Borsellino in via D’Amelio a Palermo insieme ai cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina.
Il 23 maggio dello stesso anno, la strage di Capaci costa la vita a Giovanni Falcone, sconvolgendo il Paese e rafforzando in lui la determinazione nel combattere la mafia. Il giudice sapeva che sarebbe stato la prossima vittima designata, ma questo non arresta la sua lotta alla legalità.
Onestà, dedizione, passione, sacrificio: è questo il testamento che Borsellino ha lasciato alla nostra generazione.
“Dalla strage di Capaci di 57 giorni prima, in cui fu ucciso Giovanni Falcone – spiega l’assessora alla Sicurezza e alla Legalità Stefania Zivelonghi -, Borsellino divenne consapevole che sarebbe stato lui la prossima vittima designata, ma scelse di vivere i suoi ultimi giorni con dedizione svolgendo sempre il proprio dovere. Un eroe, ma anche un uomo come noi che è andato incontro al massimo sacrificio per il bene comune. L’auspicio è che questo gesto continui a vivere nella nostra memoria e che possa indicare una linea da seguire, per noi cittadini e amministratori. Per una convivenza civile all’insegna della legalità”.