E’ stata confermata dalla seconda sezione della Corte d’Appello di Venezia, presieduta dal dott. Carlo Citterio, la condanna a 3 anni e 4 mesi di carcere emessa dal Tribunale di Verona nei confronti della badante rumena Cleopatra Valentina Vasile, residente a Genova, soprannominata sugli organi di informazione come la “badante diabolica”.
La donna era accusata di estorsione ai danni di un noto critico cinematografico genovese, trasferitosi da anni a Verona e ritiratosi ormai in pensione, che aveva contattato su un sito internet e che aveva fatto oggetto di ricatto a sfondo sessuale.
Nella sentenza si afferma che “si trattò di estorsione” e non di “esercizio arbitrario delle proprie ragioni”, come richiesto dall’appellante. La donna era difesa dall’avvocato Roberto Penello del foro di Savona.
L’estorsione
I fatti risalgono a fine febbraio del 2016. La Vasile si era fatta viva telefonando alla sua vittima e, qualche giorno dopo, il pensionato se l’era trovata a casa. Era arrivata a Verona da Genova: 42 anni, con lei l’uomo avrebbe avuto un rapporto sessuale piuttosto “animato”.
Durante il rapporto, a sua insaputa, la donna gli avrebbe anche scattato una serie di foto in pose compromettenti pretendendo, poi, 300 euro, pena la pubblicazione in rete delle foto.
A quel punto il pensionato si sarebbe affrettato a farla uscire di casa ma lei avrebbe iniziato a graffiargli il viso con le unghie. Qualche giorno più tardi l’88enne avrebbe ricevuto una telefonata in cui “Cleopatra” gli diceva di aver pubblicato quelle foto in internet, sul sito “La Gabbia”, opportunamente modificate per renderle ancora più compromettenti. Terrorizzato, lui allora avrebbe deciso di darle 300 euro per togliersi da quella situazione imbarazzante, ma qualche giorno più tardi lei avrebbe alzato il prezzo, raddoppiandolo.
Il pensionato aveva accettato di incontrarla nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Nuova, dove lui le avrebbe consegnato i 650 euro pattuiti, ma subito dopo lo scambio erano intervenuti i carabinieri che avevano arrestato la donna. Nel processo per direttissima tenutosi il giorno seguente il giudice Guidorizzi, in seguito ai «gravissimi indizi di colpevolezza» riscontrati, aveva disposto per la donna gli arresti domiciliari presso la sua abitazione sulle alture di Genova.
La stessa Vasile era stata denunciata, in precedenza, per lesioni ai danni di un ingegnere genovese presso la cui abitazione aveva lavorato come badante. Nel corso di una discussione in cui le veniva contestato di essersi appropriata di una grossa somma di denaro con l’inganno, la donna aveva morso il malcapitato ripetutamente ad una mano procurandogli ferite guaribili in 7 giorni.