Compito della stampa locale (da intendersi nelle sue più varie declinazioni) è, anche, quello di tentare di promuovere artisti e personaggi del territorio. Nel caso di Michele Bonomini questo ruolo è già stato svolto da queste pagine nell’ottobre 2018, quando l’avevamo conosciuto in occasione della presentazione della sua prima raccolta (https://ilgiornaledeiveronesi.it/michele-bonomini-poeta-tra-i-petali-falciati/). Oggi, a distanza di più di un anno, rieccolo con “Perdonami”, la sua seconda creatura. Nel primo album si parlava di amore “falciato”, cioè spezzato e calpestato. E in questo? Chiediamolo all’interessato.
Matteo Peretti: Ben trovato, Michele! E’ un piacere risentire il nostro poeta-cantautore!
Michele Bonomini: Lo è anche per me, Matteo, grazie per l’opportunità, però, come già ti avevo detto, piano con le definizioni esagerate…
Ma: Aspirante poeta-cantautore? Meglio?
Mi: Diciamo che scrivo canzoni che, spero, possano piacere al pubblico!
Ma: Benissimo! Veniamo a noi, allora! Corre voce che sia pronta una tua seconda opera! È vero? E se sì, di cosa parla?
Mi: Sì, “Perdonami”. È stata appena pubblicata in vari store digitali, da Spotify (https://open.spotify.com/album/4Dd1y3vVd6rpOUP3ODJOAm?si=jeev-kjeRDWsFnarxOHgSQ&nd=1&nd=1) a YouTube Music, Amazon, Apple Music ecc. Si tratta di un album di canzoni, nove precisamente. Sono state scritte in vari momenti della mia vita. Che cosa aggiungerti…probabilmente, la radice principale dell’album è la speranza, la salvezza, intesa come “cosmica”. “Perdonami”, quindi è un’invocazione alla protezione, al riparo, alla salvezza, appunto. Anche per le mie vicende personali. Spesso m’interrogo riguardo all’universo. Perché esiste? Chi siamo? Perché alcuni esseri viventi sono più fortunati rispetto ad altri? C’è, insomma, una speranza, un qualcosa che ci possa riscattare attraverso il perdono?
Ma: Quasi una svolta teologica…
Mi: È un pensiero enorme in ognuno di noi, il senso della vita, il dopo, il perché. Ma l’album parla anche di altro, non è esclusivamente un filo conduttore “teologico”. I personaggi sono piccoli e indifesi, e, spero, ci sia anche un po’ di amara ironia. “Gianni il Brutto”, per esempio, cerca disperatamente un amore che non può avere, con il suo “occhio mezzo chiuso, il naso brufoloso e i denti che non erano molti, otto e quattro storti…”, allora si incattivisce e finisce per dispensare moniti per i più belli e fortunati.
Ma: Mi ricorda qualcuno…potevi chiamarlo “Matteo il Brutto”!
Mi: Farò un remake per te! Comunque, per concludere, “religiosamente parlando”, rinchiude la mescolanza di credo popolare e superstizione. Ma preferisco non dilungarmi troppo, non sono gli artisti a dover spiegare le proprie opere. E poi onestamente potrei risultare troppo noioso!
Ma: Meno male! Sennò fai scappare anche i miei cinque o sei fedeli lettori! Un cenno alla tua canzone preferita?
Mi: Oddio, è difficile per me. Sono tutte mie composizioni; forse quelle scritte di getto, magari dopo qualche aperitivo. E poi lascerei agli ascoltatori questa scelta, io scantono.
Ma: E la copertina dell’album? Tenta di riassumere tutto questo che ci hai anticipato?
Mi: Sì. La bambina è simbolo di innocenza, un’immagine della purezza dell’umanità. Osserva il cosmo, riflette. A questo riguardo, se mi permetti, voglio ringraziare Laura Fiorentini per la copertina e i musicisti Nicolò Arduini e Pasquale Mirtuono per la collaborazione attraverso gli arrangiamenti.
Ma: Permesso accordato! Siamo in conclusione. E il tuo lockdown? Com’è stato?
Mi: Una vera follia per quanto mi riguarda. Lasciamo stare. Invece, rimanendo nell’ambito delle canzoni, cantare dai balconi, come dichiarato dal compianto Maestro Morricone, credo sia stato da un lato piacevole, ma dall’altro inopportuno.
Ma: Non ho seguito questo tema, quindi mi fermo. Chissà, però, forse ci ritorneremo! Grazie Michele e alle prossime!
di Matteo Peretti