Ritrae il padre di Petra Feinaigle, traduttrice ed interprete adottiva scaligera
Un caro ricordo assunto a documento storico. La foto d’un militare nella tragedia della Seconda guerra mondiale espresso in un tirato, stanco sorriso, forse di circostanza, forse malvolentieri, forse per senso di dovere. Per lui, Heinz Feinaigle, il dovere (Befehl ist befehl!, Gli ordini sono ordini!) dell’indossare la divisa da sottufficiale della Wehrmacht con la lugubre svastica nazista.

Wehrmacht (Forza di difesa) fu la denominazione delle forze armate tedesche con la riforma del 1935 fino all’agosto 1946, quando fu ufficialmente sciolta in seguito alla resa incondizionata della Germania nazista siglata il 7 maggio 1945 a Reims (Francia) tra i tedeschi e gli angloamericani, con successiva firma il giorno dopo a Berlino davanti al maresciallo sovietico Georgij Kostantinovič Žukov.
Nell’immagine: il Balkenkreuz, emblema della Wehrmacht.

Petra, figlia di vati (papà) Heinz (nato a Köln e morto a Minden, in Renania Settentrionale-Vestfalia, dov’è venuta al mondo lei stessa) vive a Verona dopo il matrimonio col geometra Giuseppe Benati, libero professionista (“inventore” e direttore responsabile per pochi numeri di “Verona Economica” tra il 1975 ed il ‘76) purtroppo scomparso lasciandola con tre figli, ormai adulti. Rimboccatasi le maniche e scommettendo su se stessa, Petra ha avviato un ufficio di traduzioni ed interpretariato in via San Giovanni Lupatoto, Adeuropa, riuscendo a farlo comunque andare avanti nonostante gli alti ed i bassi delle crisi.
Il suo inserimento nella società economica e culturale adottiva scaligera non le ha mai fatto accantonare le radici tedesche (anzi, le si sono rafforzate anche per motivi professionali) ed il forte, naturale legame col padre Heinz. Heinz che, prima o dopo lo scatto di quella foto, patì la tragica vicenda della perdita della prima moglie e d’una figlia nel corso del micidiale bombardamento a tappeto su Dresda, avvenuto tra il 13 ed il 15 febbraio 1945 ad opera della Royal Air Force britannica e dell’United States Army Air Force statunitense, che fece un alto numero di vittime. Cifra stimata, dopo la guerra, in circa 250.000 morti mentre un’inchiesta indipendente commissionata dal Consiglio municipale di Dresda ed effettuata tra il 2004 ed il 2010 stabilì dati più veritieri, oscillanti tra 22.700 e 25.000 deceduti.
Petra, nata dal secondo matrimonio di Heinz celebrato nel 1947, rammenta ancora la reticenza del padre nel confidarle i dettagli sul suo lungo periodo sotto il nazismo, sul dramma della morte di moglie e figlia, sulla prigionia in Russia. Era più loquace sui suoi lavori, come impiegato in una ditta di trasporti prima e quale funzionario ministeriale poi.
Venne diverse volte a Verona in visita alla figlia maritata. Figlia orgogliosa, com’è logico, del padre. E della sua foto in divisa della Wehrmacht, dall’indubbio valore non solo affettivo ma, oggi, pure storico. Documento inedito diventato “veronese” come elemento d’archivio…
Claudio Beccalossi
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