Foto a… freddo.
Dopo l’immane disgrazia.
Il 21 maggio 1978, durante un mio viaggio da Verona a Firenze per partecipare ad un congresso, transitai in treno sul luogo della sciagura passata alla storia più infausta come “incidente ferroviario di Murazze di Vado” o “disastro della Freccia della Laguna”, successa il 15 aprile precedente. In concomitanza temporale col dramma parallelo nazionale in corso, il sequestro del deputato e presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse (avvenuto il 16 marzo).
Scattai dal finestrino un paio di foto sul materiale ferroviario ancora nella scarpata, crudo lascito dell’evento e panoramica dell’inerzia burocratica. Conservai, come al solito, quelle immagini tra tante altre realizzate prima e dopo, in vista della stesura d’un ideale “almanacco delle tragedie”, continuamente aggiornato ed in episodica pubblicazione.
L’ennesima dura prova ai danni di italiani avvenne sulla linea della Direttissima Bologna-Firenze, in località Murazze di Vado (nel comune di Monzuno, in provincia di Bologna). Attorno alle 13.35 l’Espresso 572 bis Lecce-Milano, trainato da una locomotiva E.645.016 (mentre un’altra, E.636.282, stava in composizione), deragliò per una frana causata dalle forti piogge. La prima di queste locomotive finì di traverso sui binari della direttrice nord-sud, vicino all’entrata d’una galleria ferroviaria da dove, quasi subito, uscì nella direzione opposta a quella dell’espresso, a 110 chilometri orari, il Rapido 813 Freccia della Laguna Bolzano-Roma, formato da elettromotrici Ale 601 e rimorchiate.
L’impatto con la motrice dell’espresso, inevitabile, fu violento e disastroso, con conseguente deragliamento e caduta nella scarpata dei primi quattro vagoni del rapido ed il quinto in bilico, con un salto d’una ventina di metri. Il Lecce-Milano riuscì a restare sulle rotaie “proteggendo”, così, personale e viaggiatori dall’eventuale precipitare in basso.
La stima della catastrofe risultò sconvolgente: 48 morti (tra cui quattro macchinisti) e 76 feriti.
Tra i passeggeri della Freccia della Laguna figurarono anche i giocatori della squadra calcistica dell’Hellas Verona F.C. (con l’allora allenatore Ferruccio Valcareggi) che viaggiavano a bordo della prima carrozza ma che, per fortuite coincidenze, non subirono danni eccessivamente gravi in quanto, con dieci minuti d’anticipo rispetto all’ora di prenotazione, s’erano spostati per il primo turno del pranzo nella vettura ristorante, la sesta del convoglio. Impossibilitati ad utilizzare l’aereo per le avverse condizioni meteorologiche, erano stati costretti a rimediare in treno per la trasferta di campionato allo stadio Olimpico contro la Roma (poi finita 2 a 1 per i giallorossi).
Stessa sorte di fortuna ebbe anche il musicologo romeno, naturalizzato italiano, Roman Vlad, all’epoca direttore artistico dell’Orchestra sinfonica di Torino della Rai. Pure lui, al momento dell’impatto, si trovò nel vagone ristorante.
Per la cronaca… ferroviaria, la locomotiva elettrica E.636.282 venne ripristinata per l’esercizio mentre la E645.016 finì in demolizione. Con il suo macabro ruolo involontario…
Claudio Beccalossi