Una location da film rovinata da irriverenti presenze. Sotto e nelle immediate adiacenze del ponte della Ferrovia (a lato della congiunzione tra le vie Basso Acquar e Franco Faccio) il magnetismo nascosto del fiume Adige che qui scende impetuoso, nonostante il periodo di siccità, tra sponde sicure ed imponenti strutture portanti, ha a che fare con gli immancabili parassiti che inquinano, deturpano, rubacchiano.



La sagra dell’abbandono imperversa.
Luride coperte disperse, componenti allo sfascio, un lucchetto finito sulla sabbia, tracce di fuochi accesi (alcuni addirittura con graticola per penose grigliate all’aperto tra tanta mancanza d’igiene), sedie disposte sul sentiero sottoriva, perfino un adesivo apposto ben in alto, sulla storica lapide con incavo ed epigrafe (indifesa dai contemporanei che, perlomeno, dovrebbero proteggerla con un banalissimo ed economico plexiglass) che cita: “Girolano Dondi Orologio Amai nobile padovano ing.ͤ disegnò e diresse il lavoro Antonio Tallacchini di Casciago imprenditore eseguì 26 giugno 1851”.








La data impressa non coincide con fonti che affermano, come conclusione dell’opera, il 10 novembre 1852. Iniziati il 6 marzo 1850, i lavori per la costruzione del ponte, infatti, si conclusero il 10 novembre 1852, con inaugurazione avvenuta il 30 novembre successivo. Il massiccio manufatto venne dedicato a Francesco Giuseppe I d’Austria/Franz Joseph I von Österreich della Casa d’Asburgo-Lorena.
La nicchia ospitava un cilindro contenente una pergamena commemorativa, chiusa dall’ultima pietra d’edificazione. V’era scritto: “L’anno IV del regno di Francesco Giuseppe I – pio, felice, augusto – fu solennemente inaugurato – nel giorno XXX novembre – calando la serraglia dell’ultimo arco – la invitta mano di Giuseppe conte Radetzky feldmaresciallo e governatore generale del Regno Lombardo-Veneto pregato da Luigi Negrelli cavaliere di Moldelba – direttore superiore delle pubbliche costruzioni – di questo regno”.
Con la messa in sicurezza del ponte della Ferrovia (danneggiato dalle esplosioni in successione dei valichi cittadini dell’Adige attuato dai nazisti in ritirata il 25 aprile 1945) venne “recuperata” la pergamena inaugurale e “spostata” a Venezia, allora sede compartimentale delle Ferrovie che includeva pure Verona. Che fine avrà fatto? Dov’è ora? La città scaligera potrebbe pretenderne la restituzione per atto dovuto.
A parte queste vicende sottobanco sospese nel tempo, è l’attualità del luogo che allarma.
La scalinata che scende verso la riva infestata da erbacce, rifiuti dispersi un po’ ovunque e, soprattutto, il degrado che riguarda il retro verso il fiume dell’ex pescheria di Remo Lui, un tempo ed a lungo “Mecca del buon pesce” (che arrivava ogni giorno dal porto di Chioggia) e che lui gestiva abilmente per la numerosa clientela. Un’attività andata avanti con successo fino alla sua scomparsa, anni addietro, al difficoltoso tentativo di proseguire da parte del meno vulcanico fratello ed alla definitiva chiusura dopo ventilati passaggi di gestione non andati a buon fine.














Da allora il camion frigorifero staziona dimenticato tra immondizie e sciacalli, con la portiera sinistra aperta, alla mercé del sottomondo sociale che circola in quell’area ignorata. Squallido viale del tramonto d’un apprezzato esercizio di cui tanti vecchi clienti (ristoranti anche cinesi compresi) hanno ancora nostalgia…




Servizio e foto di
Claudio Beccalossi