Capitano ad appena… 9 anni, partecipò alla Terza Guerra d’Indipendenza, divenne comandante del Dipartimento di Verona e rifiutò più volte la carica di ministro della Guerra – Organizzò i soccorsi dopo la disastrosa alluvione scaligera del 1882 che gli fece meritare la cittadinanza onoraria della città – La sua morte per le conseguenze del senso del dovere rispettato fino all’ultimo
Nonostante la vicinanza a zone “storiche” di degrado (Basso Acquar, le ex cartiere, il piazzale della stazione ferroviaria di Porta Nuova, i sottopassaggi del ponte della Ferrovia), il monumento con giardini attorno eretto nel 1902, a dieci anni dalla morte, in omaggio al generale e politico Giuseppe Salvatore Pianell (Palermo, 9 novembre 1818 – Verona, 5 aprile 1892), quasi al termine di viale Piave che si congiunge con via Faccio, non appare particolarmente “offeso” da tribolazioni “di riflesso”. Anzi, la componente verde risulta ben curata ed il contesto dà un’impressione serena, quasi riposante (con le debite attenzioni a non sottovalutare eventuali segnali d’allarme anche solo a… bassa intensità).
Semmai, se proprio si vuole cavillare, andrebbero adeguatamente ripulite e restituite il più possibile alla qualità del tempo andato, le quattro targhe in bronzo (due delle quali colpite da proiettili) sotto l’obelisco con l’effigie dell’illustre celebrato (altrettanto da restaurare) affinché siano leggibili meglio. Si tratta, nello specifico, delle placche con le iscrizioni “Al generale Pianell / per cinque lustri / comandante del Corpo d’Armata di Verona / Gli ufficiali / 1902”; “Per gratitudine di popolo / proclamato / benemerito cittadino veronese / 20 settembre 1882”; “Nella inondazione / del settembre 1882 / in Verona rifulse / il suo grande animo / di cittadino di soldato”; “A Monzambano / il 24 giugno 1866 / combatté / con onore delle armi italiane”.
L’eventuale opera di conservazione delle epigrafi, se intrapresa, costerebbe costi e tempo limitati ma permetterebbe una maggior godibilità da parte del turismo alternativo, quello che curiosa e si sofferma anche nelle aree meno standard o canoniche dei percorsi cittadini da visitare.
Nato da Francesco Pianell (funzionario dell’amministrazione militare borbonica) e da Cirilla Jannelli (figlia unica del generale barone Jannelli), Giuseppe Salvatore diventò capitano ad appena… 9 anni. Il padre, infatti, avvalendosi della ristrutturazione nell’Esercito borbonico, da apparato di professionisti stranieri a forza di coscrizione obbligatoria ed approfittando del fatto che erano stati posti “sul mercato” i gradi d’ufficiale per i reggimenti siciliani, acquistò nel 1827 per il figlio il grado di capitano. E con quel grado, il 1° novembre 1828, fece ingresso nel collegio militare della Nunziatella, a Napoli, concludendo poi l’esperienza formativa nel settembre 1836, assumendo servizio nel 6° Battaglione Cacciatori in qualità di capitano ed avviando, in tal modo, una rilevante carriera militare sfociata anche in politica.
La sua ascesa si può sintetizzare come segue. Membro da maggiore e tenente colonnello nelle campagne contro i moti in Sicilia ed in Calabria, colonnello nel marzo 1850 e generale nel dicembre 1855, conte in seguito alle nozze (celebrate il 6 agosto 1856) con Eleonora (figlia del conte Costantino Ludolf), promosso maresciallo di campo il 19 aprile 1860, ministro della Guerra del Regno delle Due Sicilie dal 14 luglio 1860, in conseguenza dell’impresa garibaldina dei Mille, propenso ad un’alleanza con il Regno di Sardegna ed all’applicazione della costituzione promulgata da Francesco II di Borbone (Francesco d’Assisi Maria Leopoldo, Napoli, 16 gennaio 1836 – Arco, 27 dicembre 1894, ultimo re delle Due Sicilie, salito al trono il 22 maggio 1859 e deposto il 13 febbraio 1861, dopo l’annessione al Regn d’Italia) che lo tramutò in nemico per certa parte della corte borbonica.
Date le dimissioni dalla carica di ministro il 31 agosto 1860 (con una lettera consegnata a Francesco II il 2 settembre successivo), si trasferì da parenti della moglie in Francia e ritornò in Italia il 2 marzo 1861, alla dissoluzione del Regno delle Due Sicilie. Il 4 marzo 1861 dialogò a lungo con Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour (Torino, 10 agosto 1810 – Torino, 6 giugno 1861, presidente del Consiglio dei ministri dal 1852 al 1859 e dal 1860 al 1861) e, il giorno dopo, con il generale Manfredo Fanti. Ed il 17 marzo s’assicurò la nomina a luogotenente generale nell’Esercito italiano per entrare nel ruolo attivo da ispettore di Fanteria il 12 giugno successivo.
Dimostrò il suo valore nella Terza Guerra d’Indipendenza (dal 20 giugno al 12 agosto 1866), al comando della 2^ Divisione del Corpo d’Armata del generale Giovanni Durando (dislocata il 23 giugno poco a nord di Monzambano, nel Mantovano ed impegnata nella Battaglia di Custoza) che fu la sola divisione italiana coinvolta nel- l’evento, anche se poi costretta da ordini a ripiegare, a tener duro nella propria posizione sulle sponde del fiume Mincio, ricacciando gli austriaci intenzionati ad aggirare il fianco sinistro del fronte italiano. Sulla facciata di “Casa Zocca”, a Monzambano, presso il ponte, venne collocata nel 1901 una targa con la dicitura: “Qui, nel 24 giugno 1866, mentre si combatteva per l’Italia a Villafranca, a Custoza, sul Tione e Monte Vento, il Generale Giuseppe Salvatore Conte Pianell comandante la 2^ divisione italiana, posto ad osservare verso Peschiera, con geniale intuito marziale e felice ardimento, tragittò il Mincio con parte delle sue truppe e respinse l’ala destra nemica già soverchiante sulla via di Valeggio”.
Nell’ottobre 1866 Pianell fu nominato comandante del Dipartimento di Verona (con un grado pari a generale di Corpo d’Armata) e l’8 dicembre declinò l’invito ad assumere la carica di ministro della Guerra, pur dimostrandosi in seguito disponibile ad entrare alla Camera dei deputati (con convalida elettiva del 17 maggio 1867) e rimarcando ancora il suo netto rifiuto a ministro della Guerra nell’ottobre 1867. Nel contesto della riorganizzazione dell’apparato militare, il 2 luglio 1869 venne annunciata a Pianell la nomina a comandante del 2° Corpo dell’Esercito, con giurisdizione sull’intera Italia settentrionale.
Convocato d’urgenza a Firenze (capitale del Regno d’Italia dal 1865 al 1871) dalla sua sede istituzionale di Verona, oppose una decisa negazione alla proposta presentatagli di sostituire l’indisposto ministro della Guerra in carica, in fibrillazione per lo scoppio della guerra franco-prussiana. Nel 1871 trovò nomina quale senatore a vita per volere di Vittorio Emanuele II.
Il suo gravoso percorso di vita non era destinato, comunque, a qualche pausa.
In quanto comandante del 2° Corpo dell’Esercito in Italia del nord, Pianell coordinò e diresse, nel 1882, le operazioni di soccorso dopo le alluvioni di Verona e del Polesine. La gratitudine per l’opera svolta si manifestò con il conferimento, da parte della Giunta municipale di Verona, della cittadinanza onoraria.
Ottenuta nel 1887 la più alta onorificenza del Regno d’Italia, il “Collare della Santissima Annunziata”, fallì, invece, nell’intento d’andarsene finalmente in congedo, su sue espresse richieste. E, incollato al dovere, il 20 marzo 1892, a Verona, durante la parata annuale per il genetliaco del re Umberto I, non rinunciò a stare a cavallo sotto la pioggia fino alla conclusione della cerimonia. L’inevitabile bronchite lo costrinse a letto nel suo domicilio privato a Palazzo “Carli”, a Verona, sede del comando militare, dove, aggravatosi e dopo aver ricevuto i conforti religiosi, finì il suo tempo. Ed oggi viene ricordato in vesti diverse: dai nostalgici borbonici, come un fautore del disfacimento del Regno delle Due Sicilie e dai fautori dell’annessione al Regno d’Italia, quale unionista. Fu, in ogni caso, una delle braccia costruttrici dell’Italia unita e, per Verona, uno stratega risolutore della tragica alluvione con straripamento del fiume Adige del 1882.
Claudio Beccalossi