Ha “un grande passato dietro le spalle” Porta Palio, opera di Michele Sanmicheli (Verona, 1484 – Verona, 1559, architetto ed urbanista manierista) ed eretta, secondo date “ballerine”, tra il 1547 ed il 1557 (come afferma la tabella verticale apposta nella piazzetta) o tra il 1550 ed il 1561 (od ancora tra il 1542 ed il 1557) nelle pertinenze di riadeguamento delle difese veronesi attuato dalla Serenissima Repubblica di San Marco.
Sorta tra due baluardi in seguito demoliti dai francesi nel primo Ottocento dell’altro secolo, la porta si chiamava, in origine, Porta di San Sisto e fu anche denominata, a suo tempo, Porta Stupa, con stupa che, in dialetto veronese, significa chiusa, tappata, in quanto “accesso secondario alla città, che veniva aperto solo nel giorno del raccolto e durante il Palio del Drappo Verde”, con l’emergere del termine “Palio” dal quale prese il toponimo definitivo. Il Palio era una corsa a piedi ed a cavallo che aveva per traguardo l’ambito della chiesa di Sant’Anastasia. Organizzata addirittura dal 1208 per ricordare un’importante vittoria militare e con regolamento inserito nello statuto cittadino, andò avanti fino al 1795, interrotta dalle truppe d’occupazione napoleoniche per ragioni d’ordine pubblico.
La particolare competizione venne perfino citata da Dante Alighieri nel canto XV, versi 121-124, dell’Inferno della sua “Comedìa”, universalmente nota come “Divina Commedia”: “Poi si rivolse, e parve di coloro / che corrono a Verona il drappo verde / per la campagna; e parve di costoro / quelli che vincono, non colui che perde”.
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Rimase Porta Stupa anche perché destinata a deposito di artiglierie. I portoni sprangati durante la peste del 1630 di manzoniana memoria fanno dedurre la ferrea applicazione d’un cordone sanitario. La Porta non ebbe uno specifico ruolo militare ma, più che altro, una funzione urbanistica. La facciata esterna (su viale Colonnello Galliano), costituita in bugnato (paramento architettonico esterno costituito da bugne) liscio, è dotata di quattro coppie di colonne doriche scanalate in tufo che sorreggono la trabeazione (negli ordini architettonici classici, struttura orizzontale sostenuta da colonne e composta di architrave, fregio e cornice).
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Gli ingressi laterali sono cinti da un timpano triangolare e sulla chiave degli archi si mostrano busti di soldati o condottieri romani con i loro elmi. Gli stemmi di Verona sono collocati ai lati delle due colonne centrali.
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Anche la facciata interna è in bugnato liscio e sezionata in cinque grandi fornici (archi in edifici a carattere monumentale quali passaggi o sostegni), ciascuno dei quali in mezzo a colonne. La trabeazione è decorata tramite fregi classici con metope (spazio rettangolare fra due triglifi del fregio dorico, spesso interessato da motivi ornamentali in bassorilievo) e triglifi (elemento decorativo sempre del fregio dorico, formato da una lastra quadrangolare di pietra o terracotta, con tre scanalature verticali).
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L’interno di Porta Palio contiene un grande androne centrale con volte sostenute da pilastri in tufo e gallerie sotterranee di contromina. La struttura sanmicheliana è sede della Società di Mutuo Soccorso “Porta Palio” (www.portapalio.it), organismo di promozione sociale.
Claudio Beccalossi