Il giornalista, anchorman televisivo e scrittore Emilio Fede s’è spento per cause naturali a 94 anni d’età, accanto alla figlia Sveva, il 2 settembre 2025. Noto anche per le sue sfuriate ed intemperanze come direttore e conduttore dell’edizione serale del TG4, pane per i denti satirici di Antonio Ricci e del suo “Striscia la notizia”.
Nato a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) il 24 giugno 1931, era ospite della Residenza “San Felice” di Segrate (Milano). Dopo i funerali nella chiesa di Dio Padre nel quartiere Milano 2 di Segrate e la cremazione, le ceneri di Fede saranno deposte nella cappella della famiglia de Feo nel cimitero di Mirabella Eclano (Avellino), accanto alla moglie Diana.
Ecco un suo ricordo “dal vivo”, scritto in forma “mista”, diaristico-biografica. Riguarda l’incontro casuale ed il breve dialogo con lui nella confusionaria atmosfera della stazione di Milano Centrale, l’11 giugno 2016. Quando sfoderava ancora lucida e pungente verve, senza più eccessi di passata protervia… (c. b.)
Milano, 11 giugno 2016 – Scendo senza fretta, in tarda mattinata, dal treno proveniente da Verona e m’infilo nel marasma della stazione Centrale che non risparmia gli spintoni senza scuse, le gimcane tra trollies, il farsi largo tra zombies piantati davanti ai pannelli informativi. La coincidenza verso Gerenzano-Turate non è prossima ed allora me la prendo comoda, curiosando tra la folla che s’assiepa e si disperde verso convogli od uscite.
Inganno l’attesa squadrando persone e situazioni attorno e, alla mia sinistra, individuo un personaggio conosciuto, propenso ad entrare nel Freccia Club. Mi stacco dalla mia noiosa postazione e gli vado incontro mentre lui, il giornalista ex direttore del TG4 Emilio Fede, parlotta con il suo accompagnatore. Lo fermo presentandomi (ed esagerando volutamente nell’adularlo) come suo “indegno collega”. E mi scodella, con l’inconfondibile e familiare timbro vocale, un panegirico sui giornalisti da considerare tutti allo stesso livello, “luminosi” o “spenti” che possano essere. Come a dire che tra me e lui non esiste alcuna differenza (sic). Sarà…
Approfitto dell’incontro per una foto assieme scattata dalla persona che lo segue e che mi sa tanto di scorta. Gli stringo la mano e lui, Emilio Fede, l’ex “padreterno” di certo giornalismo televisivo ed il collerico in “fuori onda” di marca Mediaset, “scompare” con la sua “ombra” all’interno del Freccia Club. Osservo l’incedere lento del famoso giornalista che s’appoggia, di tanto in tanto, al suo… “badante” e mi dico «Mamma mia, com’è invecchiato!». In effetti, il popolare conduttore televisivo, per forza d’anagrafe, ha perso molto del suo smalto, spesso polemicamente aggressivo. Come natura dalla nodosa radice siciliana comanda…


Tra Rai e Mediaset. E non solo…
Figlio d’un brigadiere dei Carabinieri che, a suo tempo, operò vari anni in Etiopia, Emilio si trasferì con la famiglia, al termine della Seconda guerra mondiale, da San Piero Patti (sempre Messina) a Roma. In seguito, si sposò nel 1965 con la giornalista del TG1 (e destinata a senatrice) Diana Carla Carmela de Feo, figlia dell’ex vice presidente della Rai, Italo de Feo, dalla quale ebbe due figlie, Sveva e Simona. La moglie morì il 23 giugno 2021, ad 84 anni, dopo una lunga malattia.
Fede, passando dalle prime collaborazioni con giornali, fece l’ingresso nella Rai nel 1958, in qualità di conduttore a contratto per “Il circolo dei castori”, con Enza Sampò e Febo Conti, acquisendo l’esclusiva con la televisione di Stato dal 1961. Fu inviato speciale in Africa per 8 anni, seguendo post colonizzazioni e guerre civili. Operò con Sergio Zavoli nel programma d’inchiesta TV7, settimanale d’approfondimento del TG1.
Per 5 anni, dal 1976, apparve come conduttore proprio del TG1, segnando il passo come volto della prima edizione a colori del 28 febbraio 1977, assumendone la direzione per 2 anni, dal 1981. Lasciate alle spalle anche trasmissioni come “Test” e “Obiettivo su…”, chiuse con la Rai nel 1987 per motivazioni alterne: un processo per gioco d’azzardo che lo coinvolse (ed in cui venne assolto) e/o per un restyling sugli equilibri politico-ripartitori (palesi o sottobanco) dei vari scranni di comando nella tivù pubblica.
Quindi, Fede passò a Rete A fondando e dirigendo il TgA andato in onda dal 7 settembre 1987. Seguì nel 1989 il salto alla Fininvest berlusconiana per reggere il timone di Videonews dapprima e di Studio Aperto su Italia 1 poi. Nel 1992 divenne direttore del TG4 di Rete 4, emittente che già aveva ospitato il suo rotocalco settimanale d’attualità “Cronaca”. Sempre per Rete 4 lanciò i programmi “Le grandi interviste”, “Sipario”, “Sipario notte”, “Password – Il mondo in casa”.
Per effetto di trattative fallite, il 28 marzo 2012 Mediaset destituì Emilio Fede dalla direzione del TG4 e, nell’agosto successivo, il giornalista riapparve nel canale del digitale terreste Vero Capri, tenendo una rubrica settimanale d’attualità politica ed economica intitolata “Attualità con Fede”. Tra il 2013 ed il 2014, fu direttore editoriale del quotidiano “La Discussione” (fondato da Alcide De Gasperi nel 1952).
Anche lui non disse “no” alle sirene della politica, candidandosi alle elezioni politiche del 1979 ed a quelle europee del 1984 con il Partito Socialista Democratico Italiano. Senza essere eletto. Nel luglio 2012 costituì il movimento d’opinione “Vogliamo Vivere”, dopo sciolto per mancanza di fondi… essenziali. E nel settembre 2013 rese noto d’aver fondato un organismo politico, “Le ali della libertà”, mentre, nel maggio 2014, s’aggregò a “Uniti si vince” di Luca Miatton a puntello di Silvio Berlusconi.
Sottoposto spesso e volentieri a critiche, prese di posizione, diatribe dal momento della sua entrata nella “corte” berlusconiana in poi, Fede subì per il suo personalissimo modo di condurre il TG4 (tutto orientato pro Berlusconi, secondo l’“Osservatorio di Pavia”, Istituto di ricerca e d’analisi della comunicazione) nonché d’esternare la sua esuberanza giornalistica, pesanti multe dall’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) per violazione della legge sulla par condicio, querele, verifiche da parte della Guardia di Finanza, procedimenti giudiziari.
La bibliografia di Fede rimanda un suo ritratto perfetto, con qualche concessione ad un’insolente (istintiva, provocatoria o millantatrice?) bramosia e gestione del potere, non solo mediatico: “Finché c’è Fede” (Milano, Mondadori, 1997); “Privé. La vita è un gioco” (Milano, Mondadori, 1998); “L’invidiato speciale” (Milano, Mondadori, 1999); “La foglia di fico” (Milano, Mondadori, 2000); “Samba dei ruffiani” (Milano, Mondadori, 2001); “La cena dei cretini” (Milano, Mondadori, 2002); “Ladro d’amore” (Milano, Mondadori, 2003); “Peluche” (Milano, Mondadori, 2005); “Fuori onda” (Milano, Mondadori, 2006); “Dietro lo schermo. L’arte della comunicazione televisiva” (Milano, Editrice San Raffaele, 2008), “Se tornassi ad Arcore. Il bilancio di una vita da direttore” (Venezia, Marsilio, 2015), “Africa. Storie di un inviato speciale” (Milano, Bietti, 2017).
Claudio Beccalossi
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