La coincidenza che, il 9 gennaio 2019, è diventata incontro con la cronaca ed il dolore altrui, quelli più tragici e lancinanti.
Con Domenico Megalizzi, allora di 59 anni (residente a Trento e con lavoro a Rovereto presso Rfi, Rete ferroviaria italiana), padre di Antonio, 29 (nato a Reggio Calabria il 15 maggio 1989 e poi trasferitosi con la famiglia a Trento), laureato in Scienze della comunicazione nel Dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona nel 2014 e già collaboratore della sede Rai di Trento per la quale curava un programma radiofonico intitolato “Tesi di laurea”. Nonché aspirante giornalista professionista impegnato con trasmissioni alla radio per Europhonica (progetto internazionale promosso da RadUni – Associazione italiana di operatori radiofonici universitari – insieme a radio universitarie di Francia, Spagna, Portogallo e Germania e che, una volta al mese, in occasione della plenaria del Parlamento europeo, trasmette in diretta da Strasburgo).
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Antonio (“il Mega” per gli amici) è stato una delle vittime del caso d’essersi trovato, l’11 dicembre 2018, nella zona dei mercatini del Christkindelsmärik (tradizionali bancarelle di Natale della città), in Rue des Orfèvres, nel mirino del radicalizzato islamico Chérif Chekatt (di origini maghrebine o marocchine, secondo vari media, oppure algerine, stando a Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Attentato_di_Strasburgo_dell%2711_dicembre_2018), con ben 27 condanne alle spalle (collezionate in Francia, Germania e Svizzera, espulso nel 2017 dalla Germania alla Francia), armato di pistola e coltello ed urlante il fatale Allāhu akbar!
Oltre a Megalizzi, Chekatt ha assassinato anche il thailandese Anupong Suebsamarn, il francese Pascal Verdenne, l’afghano Kamal Naghchband, il polacco Barto Pedro Orent-Niedzielski e ferito altre 11 persone.
L’italiano ha cessato di vivere tre giorni dopo essere stato colpito alla testa (con un proiettile rimasto posizionato alla base del cranio, vicino alla spina dorsale, in condizioni irreversibili ed inoperabili) mentre il suo assassino è stato stanato ed ucciso dalle forze speciali della polizia il 13 dicembre.
Originario di Gallina, frazione di Reggio Calabria, Domenico, nel corso della sua breve permanenza per questioni burocratiche presso il Crc (Centro rilascio concessioni) all’epoca ancora attivo nell’ambito della stazione di Porta Nuova (e dove ha ritrovato il suo vecchio amico e collega calabrese Pasquale Barreca, cantante e compositore), è apparso ancora comprensibilmente frastornato per la drammatica vicenda vissuta in un alternarsi di speranza e sconforto, seguita dall’affollato funerale di Stato nella cattedrale di San Vigilio (Duomo) di Trento, il 20 dicembre, alla presenza, tra varie personalità, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani e del ministro ai Rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro.
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Dialogando con me, il dipendente delle Ferrovie dello Stato Italiane s’è dimostrato ancora giustamente adirato perché, nonostante l’acclarata pericolosità integralista, Chekatt non fosse stato messo prima in condizioni di non nuocere dalle autorità francesi e poi per il fatto dell’averlo ammazzato senza che potesse raccontare eventuali e supposti retroscena.
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Domenico, padre d’un figlio europeista convinto, m’ha detto d’avercela un po’ con “certa” stampa, non per il motivo che abbia parlato male od a vanvera ma per particolari errati riferiti.
Pur disponendo d’una tomba di famiglia in Calabria (dove gli affezionati nonni avrebbero potuto fargli visite a propria comodità), il giovane è stato sepolto a Trento.
All’ucciso è stata dedicata l’aula T4 del Polo Didattico “Giorgio Zanotto”, in viale Università 4 a Verona. Inoltre, in sua memoria è stato istituito un premio di laurea indirizzato a laureati in Editoria e Giornalismo ed in Tradizione ed Interpretazione dei testi letterari, su iniziativa e supporto della Fondazione “Antonio Megalizzi” (https://www.fondazioneantoniomegalizzi.eu/), presieduta da Luana Moresco, fidanzata del giovane e con sostegno economico da parte dell’associazione non profit “Ladies’ circle 5 Verona” (https://www.ladiescircleverona.it).
Promosso dalla fondazione è il Progetto Ambasciatori (già alla terza edizione, con 90 ambasciatori istruiti e 5.815 candidati sotto esame) che “consiste nella selezione di 30 studenti universitari e neolaureati che, dopo essere stati formati, si recano nelle scuole di ogni ordine e grado per parlare d’Unione Europea e comunicazione a bambini e ragazzi”.
Un ritratto di Megalizzi, grande appassionato d’Europa e di giornalismo, è il saggio di Paolo Borrometi “Il sogno di Antonio. Storia di un ragazzo europeo” (Solferino Editore, Milano, 2019) che contiene anche scritti dello stesso calabrese-trentino.
Claudio Beccalossi